mercoledì 8 agosto 2007

Sprazzi di serena umiliazione

Poco dopo il mio trasferimento forzato in un`altra casa (questa volta condivisa, e anche qui ne avro` da raccontare) dell`azienda, ecco che un`altra interessante avventura occorre a me e al mio coinquilino Max.

Un bel giorno (bello nel senso letterale della parola, era il primo in cui si vedeva un po` di sole dal mio arrivo!) dell`unico weekend in cui sono riuscito a non lavorare io e il succitato compare decidiamo di controllare l`esistenza di un cavalcavia sulla M50, l`autostrada che passa in fondo alla valle e che ci costringe a un giro di 3 km per arrivare in ufficio. Insomma dalla casa (freccetta verde) ci sarebbe un sottopassaggio o un cavalcavia a 5 minuti di strada (freccia rossa) che permette di tagliare almeno 1 km allegramente.


C`e` solo un problema: quella zona grigia che sta esattamente in mezzo ai 2 punti evidenziati e` una specie di grande cantiere, completamente recintato, in cui stanno buttando le basi (supponiamo) per nuove case e il prolungamento della Luas (la metropolitana leggera). Morale, belli belli ci presentiamo all`ingresso del cantiere, e quando il guardiano, in divisa da ammiraglio della marina polinesiana, esce sospettoso dal suo container mi faccio avanti e spiego che cerchiamo la strada che ci permette di attraversare la M50, appunto.

Questo, con un sorrisone splendente, e in pessimo inglese, ci fa cenno di seguirlo e ci indica 2 pile di mattoni presso una rete metallica, che racchiude un prato e lascia intravedere sullo sfondo l`autostrada; davanti alla mia faccia basita, inizia a spiegare "Quella e l`autostrada! Voi adesso saltate sui mattoni, scavalcate la rete (alta non meno di 2 metri), attraversate il prato e poi scendete sulla M50!". Io sulle prime temo di aver capito male, ma questo vuole proprio farci attraversare - tutti i giorni in direzione dell`ufficio, oltretutto - l`autostrada a piedi dopo aver compiuto un percorso degno di Indiana Jones (quando aveva 30 anni, mica ora).

A questo punto, sicuro di quello che ho sentito, metto la mia espressione facciale in stand-by sul sorrisone modello "Henry" (vedi post precedente) e gli dico "Ok grazie magari qualche giorno ci proviaaamoooo eeeeeh". Lui subodora, e dopo averci raccontato di chiamarsi Ashot e di essere armeno ci consiglia di uscire dal fondo del cantiere, dopo aver spiegato la situazione al suo collega e amicone Sahid.

Noi, ormai sconsolati, ci dirigiamo verso il suddetto Sahid, e qui accade l`inenarrabile: ci vede, esce dal container, ci guarda dall`alto in basso e chiede sprezzante:

"Avete finito il vostro lavoro?"

Dopo aver biascicato qualcosa come "Ma noi veramente... Ashot..." rinunciamo a comunicare e strisciamo fuori dal cancello sui gomiti.

Grandi prospettive si aprono nel nostro futuro!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bisogna adeguarsi al duro e sfacciato stereotipo del maschio Irlandese... faccia da buldog, imperterrito sotto pioggia e vento, pronto a tutto pur di arrivare alla meta del viaggio... tutto purchè costruire due o tre strade/attraversamenti pedonali in più, naturalmente. Propongo l'inizio del progetto "Irlanda Jones" che ci condurrà dallo stadio di "pigri accomodanti italiani" a quello più consono di "rissosi tifosi irlandesi"... Il tiro al pedone sulla M50 è comunque uno sport di rilevanza nazionale qui.

Anonimo ha detto...

Se fra circa un anno provi una serie di forti dejà-vu mentre guardi l'ennesimo nuovissimo film al cinema dei fratelli Vanzina, io e la mia futura Ferrari F430 non c'entreremo niente, ok?

Anonimo ha detto...

pensa se invece che sahid beccavi locke :o

Oas