lunedì 21 dicembre 2009
No regali, siamo insegnanti
L'Irish Primary Institutions Network, sostanzialmente l'associazione governativa che controlla la rete delle scuole primarie (le nostre elementari) in Irlanda, ha avvertito i bambini (leggi: i genitori) di non comprare regali costosi ai propri insegnanti per Natale.
Questo dopo che una bimba si era presentata dal proprio maestro con una carta regalo per acquisti nei negozi del centro del valore di 200 euro. L'IPIN comunica che il rischio di regali costosi diventera' epidemico nei prossimi giorni.
Mi sono iscritto alla graduatoria per diventare docente.
martedì 1 dicembre 2009
Sdoppiamento di personalita'
Eccolo: http://unosguardodafuori.wordpress.com
Detto questo, Italianate a Dublino prosegue come sempre, a vedere il - prepotente! - lato divertente della vita di un emigrato irlandiano. ;)
martedì 24 novembre 2009
La FIFA rende giustizia all'Irlanda
L'Irlanda attacchera' da destra verso sinistra.
venerdì 30 ottobre 2009
Finalmente un riconoscimento importante
Solo che uno di questi, recentissimo, non si e' notato sui media locali. Indovinate infatti chi ha vinto il premio IgNobel (parodia dei Nobel dedicata alle trovate demenziali) 2009 per la Letteratura? La Garda Síochána na hÉireann, la polizia irlandese insomma: "per aver compilato e presentato ufficialmente piu' di 50 multe al maggior violatore delle leggi stradali nazionali, Prawo Jazdy". Che in polacco vuol dire "patente di guida".
Manco nome e cognome sanno riconoscere...
domenica 25 ottobre 2009
Come finire il weekend in modo originale
"ENNIS (IRLANDA) - «A mali estremi, estremi rimedi». Un proverbio simile avrà ispirato l'irlandese John O'Connor, proprietario del "Custy's Music Shop", negozio di strumenti musicali a Ennis, capoluogo della contea di Clare, in Irlanda. Da anni ormai, ogni lunedì mattina, il quarantaseienne trova puntualmente la porta d'ingresso della sua attività completamente sporca di urina e di vomito. Infatti durante il weekend, giovani ubriachi e nottambuli, liberano le loro vesciche e vomitano proprio sulla porta dello shop."E fin qui, tutto nella norma purtroppo, basta vedere come si presenta una qualsiasi citta' irlandese il lunedi' mattina.
La genialita' sta nella soluzione.
"Dopo aver speso inutilmente migliaia di euro per comprare telecamere che riuscissero a identificare i giovani, O’Connor ha deciso di passare alla linea dura: una scarica elettrica colpirà coloro che di notte si avvicinano al negozio per urinare o semplicemente per sporcarlo con il loro vomito. Un insieme di fili e di cavi sono stati sistemati ai piedi della porta d’ingresso. Appena qualcuno si avvicina, una scossa elettrica si attiva."Roba che i cattivi dei vari film di Batman gli fanno il solletico, a sentire il Corriere. Il problema e' che probabilmente e' vero: artigianale, ma vero. Guardate un po' il nostro John O'Connor con in mano la sua arma di difesa:
"O’Connor promette che la sua vendetta non si ridurrà a qualche scarica elettrica. L'uomo sta seriamente pensando di stampare le immagini, riprese dalle telecamere a circuito chiuso poste all’estero del negozio, di coloro che hanno urinato davanti al negozio e di appenderle fuori alla sua attività: «Non avrò alcuno scrupolo e le piazzerò sulla strada principale della nostra città»."
Cosi' si fa. E magari ci si fa anche un po' di sana pubblicita', che non guasta mai...
lunedì 5 ottobre 2009
Quinti in classifica, tendenti al miglioramento
La classifica tiene conto di alfabetizzazione e istruzione scolastica/accademica, aspettativa di vita e prodotto medio lordo pro capite in 182 nazioni del mondo, e vede l'Italia diciottesima; anche altre potenze politiche e/o economiche seguono l'Irlanda (USA, tredicesimi; UK, ventunesimo; Svizzera, nona, and so on), che si mantiene stabile nonostante la crisi economica.
E lasciatemelo dire: alla faccia di chi parla dell'Irlanda come di un paese di zozzoni senza cultura, e che dell'Irlanda conosce giusto il proprio conto in banca... ;-)
domenica 27 settembre 2009
E via di fotografie
http://dublinpics.blogspot.com/
Non solo divertimento o ironia in questo caso, lascio semplicemente che le foto parlino da sole ;)
lunedì 14 settembre 2009
All you need is love
Ebbene si', stando (anche) al recente servizio della BBC che mostra come nella amena localita' di Lisdoonvarna (in contea Clare, sulla costa Ovest) si riuniscano annualmente speranzosi single in cerca dell'amore della propria vita, aiutati da esperti personaggi locali e da tutta una serie di iniziative e infrastrutture create per l'occasione.
Il matchmaking (cosi' si chiama) sembra riscuotere enorme successo ed attrarre persone non solo dal resto dell'isola.
Tra parentesi, per trovare quella splendida giornata sulle scogliere di Moher e realizzare il servizio, da quanti anni stanno facendo tentativi a vuoto?!
lunedì 7 settembre 2009
Commemorazioni riuscite
Solo che.
L'ultima uscita di An Post, le poste nazionali irlandesi, è quella di un francobollo commemorativo dei 400 anni della Plantation of Ulster. La faro' corta: fino all'inizio del 1600, l'Ulster (che oggi immagino tutti conoscano per le tragiche vicende passate e in parte presenti) era la zona piu' gaelica e meno inglesizzata d'Irlanda, riottosa e ribelle alla dominazione straniera. Che fecero allora i simpatici inglesi? Prima sconfissero gli ultimi signorotti gaelici, dopo decenni di lotte, e poi pensarono bene di "importare" signori terrieri da Inghilterra e Scozia, oltretutto protestanti, per dominare la terra ed evitare che si tornasse alla situazione precedente.
Insomma, nell'Anno Domini 2009, la Repubblica d'Irlanda pensa bene di celebrare i 400 anni dalla sconfitta definitiva. Furbi, nè?
Gatti & mazzate
E Dublino? La squadra della sua contea, a detta degli irlandesi, è sorprendentemente una delle piu' scarse dell'isola, e non riesce mai a raggiungere le finali...
lunedì 3 agosto 2009
Pittura e musica? No, graffiti e tromboni.
Il servizio parte da un'affermazione di Berlusconi, che avrebbe dichiarato come la citta' di Roma sia "sfigurata dai graffiti", quelli fatti a bomboletta dai cosiddetti taggers. Il servizio ovviamente va di luogo comune a palate, con la Fontana di Trevi in primo piano subito all'inizio, ma prosegue su linee quasi standard, mostrando i classici muri di edifici storici (e non) imbrattati da macchie di colore casuali. Niente che noi (e non solo noi, basta vedere in Francia) non conosciamo.
Ma la perla arriva con l'intervista a Franco Ferrarotti, "il più noto dei sociologi italiani all'estero", come lo (auto)definisce il suo sito. Il Ferrarotti parte anche bene, notando come il "graffito" sia "un patetico tentativo di emergere" di giovani con voglia di esprimersi ma senza il talento o la voglia di approfondire e farlo veramente - e chiariamo, sono sicuro che anche qui di talento ce ne sia, ma e' l'1% e probabilmente non imbratta i muri altrui.
Ecco pero' che parte il Ferrarotti furente: "io lo ricollego al triste destino di un'intera generazione di persone che non possono trovare un buon lavoro e sono costretti a vivere in una condizione precaria!". Capita l'equazione? Berlusconi > Roma > generazione devastata > graffiti per disperazione.
Caro il mio Ferrarotti, prenditi una squadra di 10 taggers come dipendenti dignitosamente retribuiti, fai scrivere loro i tuoi libri (invece di farlo fare a studenti di belle speranze come tutti i tromboni e baroni italiani) e pagali e riconoscili per questo. Soprattutto, cedi il posto a chi ha capito che quelle patetiche manifestazioni di esibizionismo, di voglia di emergere, esistono perche' i tromboni come te monopolizzano, a 130 anni, la "cultura" occupandone ruoli e poltrone, senza minimamente avere il senso di cosa devono veicolare e che contributo possono dare a questa "generazione devastata" per emergere davvero.
Quando ti sarai accorto che molti di loro non sanno manco scrivere in italiano, ma soprattutto nemmeno lo vogliono fare, e avrai magari dato a quella minima percentuale di talentuosi frustrati una vera possibilita' di emergere, bene, allora torna a farti intervistare alla BBC invece di sparare i soliti stereotipi ideologizzati che tanto fanno piacere a chi ci denigra all'estero.
venerdì 31 luglio 2009
La pentatonica universale
Dopo il concertino, McFerrin dice "Per qualche motivo, dovunque vada, a prescindere da chi ho davanti, la scala pentatonica [viene percepita]"; uno dei relatori gli risponde: "Se cerchi un lavoro nelle neuroscienze..."
giovedì 30 luglio 2009
Tristezza a palate (cit.)
Come gia' riportato da diversi blog, non ultimo quello del nomade ex-irlandese Andima, ora in Belgio, mi trovo costretto anch'io (dalla mia coscienza) a riportare il seguente post sul blog di Beppe Severgnini, nel contesto del Corriere della Sera. Severgnini non mi piace (sorry Beppe, niente di personale!), il Corriere e' sprofondato negli abissi del gossip Studio Aperto-style, ma fosse anche falsa, questa lettera sarebbe tristemente verosimile. E' la lettera di almeno un 90% di noi italiani all'estero, che potremmo raccontare anni di storie su questo sottobosco di compromessi...
Beppe Severgnini,
Ci siamo accorti che carovane di giovani italiani, bravi e istruiti, si spostano dal sud al nord (122mila nel 2008, secondo Svimez). Altrettanti, e altrettando bravi, saltano un passaggio: dal sud vanno direttamente all'estero. Dieci anni di viaggi e "pizze Italians" mi hanno lasciato pochi dubbi e molte storie tristi. Quei ragazzi non partono per imparare; partono per dimenticare. Non si tratta solo di intimidazioni e soprusi (ci sono anche quelli). E' il sottobosco dei compromessi a dare la nausea. Ho chiesto a una ragazza siciliana, che chiameremo Lucia, di spiegare perché se ne va. Leggete con attenzione: è uno spaccato dell'Italia opaca, quella che molti giovani meridionali non sopportano più.
"Vorrei raccontare, alla vigilia della partenza, ciò che ho passato e imparato in Sicilia, dove sono nata e cresciuta. Mi laureo a ventiquattro anni, col massimo dei voti. Borsa di studio all'estero: mi trovo bene, ma decido di tornare e cercare un lavoro. Dopo un po', lo trovo. Solo che non mi pagano subito. Dovrà aspettare circa due anni, mi dicono. Accetto: si tratta di un'istituzione importante, penso al curriculum. Per mantenermi collaboro con un ente culturale privato che ha relazioni con l'estero; non ho un contratto, le collaborazioni sono malpagate e irregolari.
Poi, una buona notizia. Una società di formazione e progettazione mi offre un lavoro, mille euro mensili, 50 ore settimanali. Si tratta di cercare e studiare bandi pubblici e redigere progetti perché vengano finanziati. Una cosa mi preoccupa: il mio contratto non riporta affatto le mie mansioni. Scopro di venire pagata col finanziamento pubblico di un altro progetto, che dichiara più figure professionali di quelle effettive. Di volta in volta risulto consulente per una mostra di fotografie; segretaria organizzativa di un progetto di recupero degli antichi mestieri; tutor in un corso di formazione. Lo stipendio arriva a intervalli imprevedibili: non so come pagare l'affitto e devo chiedere un prestito ai miei, pur lavorando tutto il giorno, tutti i giorni, anche il sabato. Ne parliamo tra colleghi: sono nauseati, ma temono di rimanere disoccupati.
Mi licenzio, mi dedico nuovamente alla ricerca di un lavoro, vengo al nord per colloqui. Non è facile, inoltre pare che io sia in un' età critica: e non ho ancora trent'anni. Continuo a cercare, a inviare e-mail, a studiare. Finalmente, una risposta: un'università inglese, ricevuto il mio CV e un progetto di ricerca, mi offre una borsa di dottorato. Sto preparando le valigie e cerco casa. I miei fratelli, entrambi laureati, sono già emigrati. Uno lavora in Scandinavia, l'altro in Svizzera. Sono contenti. "
Vorrei solo far notare: sono sicuro che al Sud si stia peggio, lo sento da molti racconti dal vivo o meno; ma vi assicuro, non e' che cambi poi molto cambiando regione... potrei citare decine di esempi, comprese alcune mie tragicomiche esperienze con presunte agenzie pubblicitarie che ti fanno lavorare gratis (facendo TUTTO quello che il responsabile e' troppo inetto per fare), e pretendono pure di essere ringraziate perche' ti insegnano un lavoro...
venerdì 12 giugno 2009
I soliti ignoti
Per esempio.
La notte scorsa, nell'ameno villaggio di Graiguenamanagh - non e' uno scioglilingua, e' il nome vero del posto! - nella contea di Kilkenny, una banda di "rapinatori mascherati" ha pensato bene di derubare una filiale locale della Bank Of Ireland. Portandosi via l'intero ATM (la macchina Bancomat). Con una ruspa.
Di sicuro non i Gardai della stazione di polizia che sta esattamente di fronte alla banca:
giovedì 11 giugno 2009
Esportiamo l'italianita' nel mondo!
Ma poi bisogna votare via posta, appunto, e le schede devono pervenire in ambasciata entro il 18 giugno, pena l'annullamento del voto. Esamino quindi il contenuto del bustone ricevuto, e trovo:
- Le tre schede colorate coi rispettivi quesiti
- la bustina che le contiene, ovviamente sigillata e che devo aprire
- il certificato elettorale
- il bustone esterno, in cui reinserire il tutto e da imbucare poi
Mi sorge dunque un dubbio: secondo le istruzioni devo mettere le 3 schede, una volta votato, nell' "apposita bustina allegata". Si parla di quella che ho dovuto strappare per estrarle? Mah, d'altronde c'e' solo quella. Mi sembra decisamente strano, ma armeggio di nastro adesivo, richiudo la bustina con dentro le schede e spedisco il tutto.
Oggi ritiro la posta e mi trovo il seguente avviso inviato dall'ambasciata italiana:
sabato 9 maggio 2009
Infectious: alla larga (ma non troppo)
Approfittando della bella giornata, ci siamo fatti un giro alla mostra Infectious: Stay Away, inaugurata dalla Science Gallery del Trinity College a meta' aprile: iniziativa interessantissima, nata per diffondere un argomento serissimo (e di attualita') come il contagio, appunto, in modo inusuale e divertente (ma non per bambini: e' vietata sotto ai 15 anni!).
Date uno sguardo al video sopra per avere un'idea: le idee migliori sono il mettere una "tag" (un chip) elettronica appesa al collo dei visitatori, che mostra se si e' "infetti"(e lo si diventa venendo a contatto, nella mostra, con persone "infette"), il tutto mostrato su schermi sparsi per l'esibizione; e l'analisi del DNA (che richiede un contributo di 5 euro), i cui risultati verranno poi messi online anonimamente e si possono verificare attraverso un codice che viene fornito.
La mostra e' assolutamente gratuita e ha gia' avuto piu' di 9000 visitatori: fateci un salto se siete a Dublino, ne vale la pena.
giovedì 7 maggio 2009
E un ventiduenne irlandese li frego' tutti
MILANO - Quando alla fine di marzo Jean-Michel Jarre ha dato l'annuncio della morte del padre - Maurice Jarre, autore di celebri colonne sonore di film come «Il Dottor Zivago», «Passaggio in India» e «Lawrence d’Arabia» - sui giornali di mezzo mondo sono comparsi coccodrilli dedicati al compositore, e in molti hanno riportato una frase attribuita a Jarre («Quando morirò, nella mia testa suonerà l'ultimo valzer») perfetta per un articolo con cui ricordare un grande della musica.IL FALSO - Peccato che la citazione fosse un falso, una frase inventata da uno studente irlandese di 22 anni e da lui pubblicata assieme ad altre sulle pagine di Wikipedia, ovviamente alla voce «Maurice Jarre», il giorno della scomparsa del francese. Scopo di Shane Fitzgerald, autore dello scherzo, altro non era che dimostrare come l’enciclopedia più cliccata della rete sia sì diventata un punto di riferimento, ma che a volte può essere pericoloso fidarsi ciecamente delle informazioni che vi si reperiscono. E a quanto pare ha avuto ragione.
Chi e' un attimo piu' smaliziato della media per quanto riguarda Internet e l'uso che se ne fa, cosi' come il cosiddetto user made content, che permette a chiunque di redigere contenuti a proprio piacimento (testuali, video, audio, grafici...), sa che da quando questo mezzo di comunicazione esiste, l'attendibilita' dell'informazione e' caduta a picco. Non che prima fosse a livelli astronomici, per carita', ma questo ragazzetto irlandese ha dato l'ennesima picconata anche a un sistema tanto idolatrato come quello di Wikipedia.
Continuiamo.
SENZA VERIFICA - Shane si aspettava che blog e giornali minori sarebbero caduti nel tranello, ma lui stesso è rimasto stupefatto quando si è reso conto che anche grandi testate di tutto il mondo avevano ripreso la sua frase. «Giornali prestigiosi in Inghilterra, India, America e perfino Australia hanno riportato le mie parole nelle loro notizie sulla morte di Jarre», ha detto il ragazzo, raccontando di essere rimasto scioccato nell'apprendere che quotidiani di alto livello riportano ciò che trovano su Wikipedia senza prima fare le verifiche del caso.
E questo dovrebbe mettere tutti MOLTO in guardia su quanto si legge sui cosiddetti media attendibili, cartacei o in rete.
NON FIDARSI È MEGLIO - Il Guardian è tra quelli che si sono fidati della fonte wiki, salvo poi dover metter mano al coccodrillo per cancellare la citazione incriminata, con mille scuse, quando ad alcune settimane dalla pubblicazione Fitzgerald ha svelato a tutti la vera paternità delle frasi di Jarre. Commentando l'accaduto, Siobhain Butterworth - editore del quotidiano britannico - ha dichiarato che la vicenda deve servire da insegnamento per i giornalisti, affinché utilizzino Wikipedia nel modo corretto. In sostanza, raccomanda Butterworth, qualora non sia possibile risalire alla fonte originaria di quanto riportato sulle pagine dell'enciclopedia online è sicuramente preferibile cercare informazioni altrove.
Non fidarsi e' meglio, appunto. Ogni volta che si legge una notizia, prima di commentarla verbalmente o per iscritto e di usarla per costruirsi un'opinione (magari suffragando idee che gia' si hanno in testa, meccanismo umanissimo e sbagliatissimo), bisognerebbe controllare le fonti e verificare tutte le versioni disponibili della stessa. L'obiettivo e' la fonte di primo livello, l'originale, o quantomeno quello che gli si avvicina di piu'.
Bellissimo il titolo dell'Irish Times a riguardo, molto meno dolce di quello del Corriere: "Lazy journalism exposed by online hoax". A voi il piacere di tradurre, e ai giornalisti (Corriere compreso) quello di imparare.
domenica 3 maggio 2009
E mo' pure la febbre, 'sti poveri maiali...
In a statement last night, the Department of Health said that a man in the east of the country who recently returned home from Mexico has tested positive for the virus.
Insomma: dopo i maiali alla diossina, pure quelli con l'influenza, e ovviamente l'attaccano a noialtri. Povere bestie...
Intanto tutte (beh, quasi) le aziende in loco hanno messo in opera piani d'emergenza per evitare pandemie, con gente in vacanza (vedi il sottoscritto) rintracciata telefonicamente per conoscerne le condizioni di salute prima del ritorno al lavoro.
domenica 26 aprile 2009
Clienti particolari
venerdì 24 aprile 2009
Cronaca dal disastro
Guardate che effetto ha avuto l'offerta di lavoro.
venerdì 10 aprile 2009
Chiuso per lutto
Nella giornata dei funerali delle vittime, solo un breve post per esprimere vicinanza ai connazionali (e non) colpiti dal disastro. Anche in Irlanda, persino nella mia azienda, sono nate subito iniziative di solidarieta': speriamo servano davvero a dare sollievo a chi ha perso tutto nel sisma.
sabato 28 marzo 2009
Torniamo a dare belle notizie
Da Corriere.it:
DUBLINO - Tra ottobre e dicembre 2008 il prodotto interno lordo dell'Irlanda è calato del 7,5% su base annua. Per l'intero 2008 invece la flessione è stata del 2,3%. I dati sono stati diffusi dal governo di Dublino. Uno studio canadese della Environics Research di Ottawa, reso noto mercoledi, ha accertato che i più pessimisti al mondo sugli effetti della crisi e sui tempi di uscita sono gli irlandesi con l'83% della popolazione.RICAPITALIZZAZIONE - La Commissione europea ha approvato il piano di ricapitalizzazione pubblica di emergenza della Bank of Ireland per 3,5 miliardi di euro.
Non per dire, ma un pensierino a spostare i risparmi in Italia forse è meglio farlo...
domenica 22 marzo 2009
L'Irlanda vince il Grande Slam di rugby
sabato 21 marzo 2009
Siamo in una botte di ferro
Da Corriere.it:
WASHINGTON - Errore diplomatico del cerimoniale della Casa Bianca in occasione della visita del primo ministro irlandese, Brian Cowen: al «Taoiseach» irlandese è stato montato sul teleprompter (il «gobbo») il discorso del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. E Cowen ha cominciato a leggerlo come se fosse suo, accorgendosi dell'errore solo dopo qualche paragrafo. È successo all'incontro finale organizzato a conclusione della giornata irlandese dedicata a San Patrizio. Dopo una ventina di secondi di discorso, Cowen si è interrotto, ammettendo: «Questo non è il mio discorso». Obama l'ha presa ridendo: è tornato al podio dove aveva appena finito il suo discorso, e ha ringraziato se stesso per le parole appena pronunciate da Cowen.Voci non ufficiali lasciano trapelare che abbia subodorato l'inghippo quando si e' messo a recitare: "Dal mio ufficio alla Casa Bianca..." e abbia continuato imperterrito per altri 3 minuti.
Il menu' da recessione
E' sabato, la gente vaga in massa per le strade e noi decidiamo di entrare nel locale shopping center per cercare un pasto veloce e continuare poi la nostra passeggiata. Bene, spettacolo desolante: meta' dei negozi del centro commerciale sono chiusi (alle 4 del pomeriggio!), solo qualche fast food e un paio di negozi di abbigliamento resistono, oltre ad una provvidenziale gelateria.
Percorriamo quindi i corridoi semideserti, finche' non ci troviamo davanti la foto seguente: e l'immagine stessa vale piu' di mille parole.
domenica 15 marzo 2009
Arriva St. Patrick...
martedì 3 marzo 2009
domenica 22 febbraio 2009
Taglio di capelli 2: quello vero
Decido di andare sul sicuro e mi dirigo dalle polacche da cui ero gia' stato qualche tempo fa: e scopro che la gestione e' cambiata, hanno dipinto tutto di rosa, hanno scritto qualcosa come Boutique pour femmes e hanno reso un po' imbarazzante il mio tentativo di usufruire del loro taglio di capelli.
Poco male, ce ne sono altri li' vicino. Provo i due alla fine della via, uno dirimpetto all'altro, e scopro che hanno alzato (e mica di poco!) i prezzi e che sono pieni di gente da scoppiare. Sono le 17, ho una certa fretta, decido di cercarne uno piu' vicino a casa.
Faccio qualche passo tornando indietro e trovo l'insegna di un barbiere che indica un basement (scantinato, molto usato qui per appartamenti o esercizi commerciali) subito dietro. Uno vale l'altro, mi dico, e scendo gli scalini che portano alla porta d'ingresso. Intravedo qualcuno muoversi dietro ai vetri, apro la porta di legno ed entro.
Non l'avessi mai fatto. Ci siamo solo io e lui, e l'intero shop e' tappezzato sui muri scrostati da poster presi palesemente da giornali per camionisti; gli attrezzi del mestiere sono buttati a caso su mensole, poltrone e lavelli, e il barbiere (che in realta' si presentava come un impiegato dopo 6 pinte al pub) sta pulendo dei pettini sfregandoli tra loro su di un lavandino. Oh boy.
Mentre io rimango un attimo a considerare se riesco a correre fuori senza farmi notare, lui si volta, chiede "Haircut?", vede che esito, alza i pettini, e io mi rassegno. "Yeah, haircut".
La sua frase successiva e' stata: "Mi hai salvato, oggi non e' venuto nessuno!".
Beware, il Barbiere Assassino puo' colpire quando meno ve lo aspettate.
venerdì 6 febbraio 2009
Taglio di capelli? Ci pensa Dublin Bus!
Dublin Bus ha infatti inaugurato oggi il nuovo servizio "taglio con tariffa urbana": sali, paghi 1.15 € (la tariffa minima), passi per il centro et voila', il taglio e' fatto. Oddio, magari bisogna stare attenti che insieme al tetto dell'autobus e ai capelli in eccesso, i rami pendenti non portino via direttamente qualche testa...
Ecco il risultato di un bel ramo basso in Amiens Street, centro/nord della citta' (foto scattate da una collega francese):
(Notare il povero autista accasciato sugli scalini, l'hanno poi ricoverato sotto shock). Ed ecco invece che fine ha fatto il tetto del doubledecker:
Chi va per primo? Io da domani giuro che mi siedo al piano basso.
martedì 3 febbraio 2009
Snow on Ireland: ed e' subito casino
Dopo l'alluvione dell'agosto 2008 - la citta' intera bloccata, mi ero fatto a piedi da Blanchardstown al centro arrivando alle 22 dal lavoro (15 KM!!!!) - sono bastate poche ore di neve, un totale di 5 cm, e addio al traffico della capitale meno organizzata d'Europa, quanto a eventi climatici. Vedi foto sotto.
Solo due ore per tornare a casa questa volta: per disperazione io e un paio di colleghi ci siamo infilati in un bus A CASO (sapevamo solo che passava dal centro), che e' andato a passo d'uomo per chilometri e chilometri prima di prendere un attimo di ritmo. Ma eravamo al caldo, e un sentito ringraziamento va al driver, che si prodigava di indicazioni e suggerimenti come nemmeno Bertolaso e i suoi uomini durante i terremoti.
Perlomeno c'e' qualcuno che si diverte, sulle colline dove abitavo ormai piu' di un anno fa...
domenica 1 febbraio 2009
E ora ripensiamo all'Europa
La realta' e' che la paura di un aumento delle tasse - non del tutto ingiustificata, diciamolo - e di conformarsi a leggi estranee alla natura irlandese (soprattutto in termini militari - l'Irlanda e' neutrale da sempre, Prima Guerra Mondiale esclusa) aveva fatto molto, ma si sta ora dissipando di fronte al terrore di affondare nella poverta pre-boom economico.
Paroloni per dire: hanno una fifa verde, e stanno iniziando a pensare di avere sbagliato. Non del tutto a torto, per quante riserve io abbia verso il mostro UE.
venerdì 30 gennaio 2009
E l'Eire entro' nel gotha del pallone
Per la prima volta, la Repubblica d'Irlanda ospiterà una finale europea per club. Venerdì, il Comitato Esecutivo UEFA ha scelto lo stadio di Lansdowne Road di Dublino come sede della finale di UEFA Europa League 2011.
L'Europa League e' il futuro nome dell'attuale coppa UEFA: non esattamente il Mondiale di Calcio, ma per un Paese da sempre ai margini degli eventi che contano, questo annuncio ha rappresentato una svolta.
Ora bisogna vedere se lo stadio verra' completato come previsto: gli irlandesi non sono esattamente noti per essere responsabili di progetti di enorme successo... Un esempio? Il progetto del tunnel che collega l'area dell'aeroporto alla citta', entrando dal porto, venne rifatto diverse volte, perche' gli scavi (partiti dagli estremi opposti del tunnel, in contemporanea) non si incontrarono a meta' strada!
Ecco, lo stadio ora si mostra cosi':
Ma l'intenzione dovrebbe essere questa, nel 2011:
Un impianto effettivamente all'avanguardia, chissa' che l'Irlanda non riesca ad accaparrarsi anche qualche competizione europea importante, magari in partnership con un'altra nazione. Intanto speriamo che le tribune, durante i lavori, si incontrino a meta' strada.
giovedì 29 gennaio 2009
Come dipingere (approssimativamente) l'Irlanda di oggi
Pat Curtis potrebbe parlare per ore. Ha ventitre anni, fa l’operaio, porta la polo slacciata, un giubbino leggero, lo sguardo serio di chi prima di diventare maggiorenne era già in catena di montaggio. Fa freddo nel cortile della sua fabbrica, e la tettoia di plexiglas sotto la quale ci ripariamo non basta a tenere a bada la pioggia.Dunque, inizio molto "drammatico". L'autore dell'articolo, Raffaele Oriani, mi è francamente nuovo, ma ammetto di seguire ormai solo superficialmente i media italiani; quello che non mi è nuovo è il vizio di virare il colore di un articolo verso quello che si vuole rappresentare. In questo caso, la crisi piu' nera, la depressione stile USA '29 di una Limerick che affonda.
Proseguiamo:
Pat potrebbe parlare per ore: «Noi irlandesi accettiamo tutto, e anche se ci licenziano non muoviamo un dito. Sa perché? Perché siamo contenti solo quando andiamo a fondo».
Ecco, magari i luoghi comuni no, dai. Gli irlandesi non "accettano tutto", si incazzano come tutti quanti al mondo. Semplicemente, sanno di dipendere totalmente dagli investimenti esteri, sanno di non avere un Paese votato alla manifattura (la Dell di Limerick, e ci torniamo a breve, è/era un'eccezione non da poco) ma ai servizi e alla tecnologia, e sanno che cio' che hanno ricevuto se ne puo' andare in qualsiasi momento. È la triste legge del business, per una nazione che non produce quasi nulla di proprio, e che sta perdendo rapidamente il proprio posto sul mercato. Andiamo oltre.
«C’era molta frenesia» ci dice Niamh Hourigan, giovane ma già quotata sociologa dell’Università di Cork. «Che mimetizzava la paura che tutto potesse finire all’improvviso. Mio marito è svizzero, e mi dice che a Ginevra non ha mai visto l’assalto ai centri commerciali del nostro sabato pomeriggio»Francamente Ginevra mi manca, ma ho ben presente i centri commerciali italiani, e pure qualcuno in giro per Europa e USA: "assalto" è la parola che si addice a qualsiasi shopping center nel weekend, in tutto il cosiddetto Occidente. A Londra, Lisbona, Zurigo, Parigi non ho visto nulla di diverso. È pero' vero che in Irlanda, e a Dublino soprattutto, c'e' stata una corsa alla costruzione del centro piu' grande possibile, che e' diventata quasi paradossale; il tutto in pochi anni, ed e' forse questo che fa impressione, specie in una nazione di 4 milioni e mezzo di abitanti. Il cinema multisala piu' imponente (e fa niente se i film sono 4), il parco negozi piu' ampio (e sono sempre quelle catene, ovviamente), eccetera: vi suona familiare? Ecco, solo che in Italia siamo 60 milioni circa (censiti). In Irlanda qualcosina in meno.
Ma ce la farà l’Irlanda? E ce la farà Limerick? In città sono in molti ad avere già un nipote in Australia, un figlio in Canada, uno zio nella Russia di Putin. Dopo anni di immigrazione polacca, l’ironia vuole che comincino a farsi vedere anche aziende di Varsavia a caccia di disoccupati irlandesi. Ma nessuno getta la spugna: al freddo di gennaio, in O’ Connell street c’è chi aspetta l’autobus con il piumino d’oca, chi spinge carrelli in maniche di camicia. Michael O’ Donnell, che da dieci anni accompagna i turisti sulle orme dei personaggi di Frank McCourt, dice che gli hanno chiesto se non stiano tornando i tempi delle ceneri di Angela. Lui ammette che non lo sa. Ma di una cosa è sicuro: "Noi irlandesi siamo gente tosta. Ne abbiamo viste di peggiori".Vero. Vero sia che ne abbiano viste di peggiori, sia che abbiano familiarita' con l'emigrazione. Limerick, che e' stata abbandonata dall'unica azienda che ne garantiva la prosperita' (il colosso informatico Dell, appunto), è probabilmente la prima citta' a doverci pensare seriamente da qualche anno; ma è un feeling che si sta diffondendo: alle prime avvisaglie del cosiddetto "credit crunch", la radio nazionale RTE1 ha dedicato un'ora di trasmissione ai suggerimento per l'emigrazione. Boston, il Canada, l'Australia ovviamente restano gli airbag a cui affidarsi in caso di incidente; peccato che si siano dimenticati quasi tutti di come si usino, e un'intera generazione non ne ha mai nemmeno avuto il bisogno.
E per noi che abbiamo goduto degli ultimi ruggiti della tigre celtica? Beh, a leggere questo articolo sembrerebbe proprio che siamo ridotti a scatenare risse nei pub, borseggiare temerari turisti e comprare biglietti aerei per la Polonia.
Note "di colore" come:
In tempo di crisi le ferite bruciano più del solito.diciamo pure che fanno molto "troubles", rimandano alla mente cose come "Nel nome del Padre", "Un perfetto criminale" o qualsiasi film - magari pieni di luoghi comuni, di nuovo - vi venga alla mente che rappresenti l'Irlanda delinquente, terrorista, da guerra di strada. La verita' e' che se in Italia, o anche solo nella vicina Inghilterra, avessero un livello di criminalita' del genere, potremmo il piu' delle volte mandare i poliziotti in giro con le fionde al posto delle pistole. Certo, 4,5 milioni di abitanti contro 60 (censiti), l'abbiamo detto; ma prima di dipingere per forza con colori eccessivi, vogliamo capirla che qualcuno che ti legge e ti capisce in Irlanda c'e'?
Una è McCourt, lo scrittore che ha regalato alla città una fama sgradita. Un’altra è Moyross, il quartiere che in tutta l’Irlanda vuole dire violenza, droga, emarginazione. Qui anche negli anni migliori la disoccupazione sfiorava il 30 per cento, e anche adesso che i licenziamenti sono più degli investimenti le cose seguono un corso a se stante: «I reati a Moyross stanno diminuendo drasticamente» ci dice Allen Meagher, che nell’area ha lanciato il progetto di editoria sociale Changing Ireland. «Mentre a non cambiare sono il pregiudizio e l’esclusione sociale».
Questo fermo restando che un approfondimento del genere, sul Corriere, non lo vedevo da quando ero alle scuole medie, e che quindi ho apprezzato molto l'idea. L'idea, appunto; la realizzazione, un altro paio di maniche. Del resto non si puo' ridurre un Paese a una paginetta di giornale: ma se proprio bisognava dipingere Limerick, e l'Irlanda, come il simbolo del collasso economico europeo, beh, si poteva dire qualche verita' in piu'.
Un esempio? Lo sapevate che recentemente gli irlandesi sono stati riconosciuti da uno dei tanti studi che ci entrano in casa via TV ogni giorno come il popolo piu' ottimista d'Europa? Andate per le strade, nei pub, nelle librerie dove la gente ti avvicina per commentare la giornata, la copertina di una rivista o un fatto di attualita', e verificatelo da soli. Poi rileggete l'articolo di cui sopra, e lo vedrete con un colore diverso.
venerdì 2 gennaio 2009
Like a leaf
Differenze abissali invece la separano sia dalla terra della (non esattamente amata, qui) regina, sia dalla nostra. E qualcosa sì, riesce ancora a stupirmi: come questo cartello appeso in uno dei treni della DART (il sistema di treni urbani della capitale), che spiega il motivo dei ritardi accumulatisi negli ultimi tempi. Come mai non ci avevamo pensato?