lunedì 3 agosto 2009

Pittura e musica? No, graffiti e tromboni.

Oggi mi sto guardando BBC World News in TV quando passa uno dei loro attesissimi servizi sull'Italia: non so infatti giudicare a pieno quelli sugli altri paesi non vivendoci, ma gli "approfondimenti" di argomento italiano riflettono tutta la faciloneria del giornalismo moderno, unita al tipico pregiudizio britannico nei nostri confronti.

Il servizio parte da un'affermazione di Berlusconi, che avrebbe dichiarato come la citta' di Roma sia "sfigurata dai graffiti", quelli fatti a bomboletta dai cosiddetti taggers. Il servizio ovviamente va di luogo comune a palate, con la Fontana di Trevi in primo piano subito all'inizio, ma prosegue su linee quasi standard, mostrando i classici muri di edifici storici (e non) imbrattati da macchie di colore casuali. Niente che noi (e non solo noi, basta vedere in Francia) non conosciamo.

Ma la perla arriva con l'intervista a Franco Ferrarotti, "il più noto dei sociologi italiani all'estero", come lo (auto)definisce il suo sito. Il Ferrarotti parte anche bene, notando come il "graffito" sia "un patetico tentativo di emergere" di giovani con voglia di esprimersi ma senza il talento o la voglia di approfondire e farlo veramente - e chiariamo, sono sicuro che anche qui di talento ce ne sia, ma e' l'1% e probabilmente non imbratta i muri altrui.


Ecco pero' che parte il Ferrarotti furente: "io lo ricollego al triste destino di un'intera generazione di persone che non possono trovare un buon lavoro e sono costretti a vivere in una condizione precaria!". Capita l'equazione? Berlusconi > Roma > generazione devastata > graffiti per disperazione.

Caro il mio Ferrarotti, prenditi una squadra di 10 taggers come dipendenti dignitosamente retribuiti, fai scrivere loro i tuoi libri (invece di farlo fare a studenti di belle speranze come tutti i tromboni e baroni italiani) e pagali e riconoscili per questo. Soprattutto, cedi il posto a chi ha capito che quelle patetiche manifestazioni di esibizionismo, di voglia di emergere, esistono perche' i tromboni come te monopolizzano, a 130 anni, la "cultura" occupandone ruoli e poltrone, senza minimamente avere il senso di cosa devono veicolare e che contributo possono dare a questa "generazione devastata" per emergere davvero.

Quando ti sarai accorto che molti di loro non sanno manco scrivere in italiano, ma soprattutto nemmeno lo vogliono fare, e avrai magari dato a quella minima percentuale di talentuosi frustrati una vera possibilita' di emergere, bene, allora torna a farti intervistare alla BBC invece di sparare i soliti stereotipi ideologizzati che tanto fanno piacere a chi ci denigra all'estero.

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