martedì 26 febbraio 2008

Un lavoro di fino

Ora, com'è capitato di dire in precedenza, l'appartamento in cui abitiamo ora è decisamente confortevole, e c'era solo un paio di cose davvero minime da sistemare, se proprio: una di queste era il pavimento "mobile" del bagno, in origine una specie di sovra-pavimento di gomma, che il padrone voleva sostituire con delle piastrelle.

Il landlord mi avverte quindi che "la settimana prossima" (quella scorsa, ormai) arriverà il piastrellista, dopo un breve sopralluogo, e nel giro di una giornata farà tutto. Ovviamente entra da solo con la sua copia delle chiavi, quindi non è necessaria la nostra presenza.

Bene, a metà settimana, mentre sto risolvendo in ufficio casini combinati da un cliente particolarmente vicino alla fase evolutiva del Neolitico, mi arriva un sms di Ray (landlord) che mi dice: "Il piastrellista ha finito il lavoro. E' venuto bene, troverete solo un po' di polvere da pulire".
Rimango un attimo basito perchè nessuno mi aveva avvertito per tempo (e che ne sanno questi che io non dissemino bombe per casa per diletto, prima di andare al lavoro?) ma amen, l'importante è che sia tutto fatto.

Torno a casa tra lo stanco e il putrefatto e immaginate la scena: il piastrellista Gustavo, argentino da 3 anni in Irlanda e con conoscenza dell'inglese simile a quella di un ultrà dell'Atalanta in curva, si sta affettando un salame appena comprato per fare merenda, e mi saluta con la bocca piena. Tutto intorno, lo scenario del dopo bomba.

Il simpatico immigrante ha pensato bene di tagliare le piastrelle in salotto, senza manco coprire con un fazzolettino di carta 1 cm quadrato di superficie, e TUTTO risultava coperto di polvere di piastrella, facile da eliminare quanto la fame nel mondo. E quando dico tutto, dico tutto: mobili, computer, divano, camera da letto (avevo lasciato aperta la porta, che ne so che arriva il gaucho assassino?) e letto, cibo, vestiti stesi, everything.

Dopo simpatiche ingiurie che il mangiatore di salame sembra aver colto anche se in dialetto pandinese, lo congedo e mi accingo a pulire. Dico solo che ho passato 3 notti (eh sì, di giorno lavoro) e una domenica a lavare tutto, e la polvere sembrava risbucare dovunque. Solo il provvidenziale intervento di una donna delle pulizie evidentemente armata di idranti brevettati NASA, mandata dal landlord dopo le mie minacce di morte, ha risolto la cosa.

Ma sono sicuro che la polvere non se ne sia andata, sta acquattata nel punto scelto dalla tipa per nasconderla e attende un mio momento di distrazione...

sabato 16 febbraio 2008

I'm back! E vai di pedagogia irlandese...

Ebbene sì, siamo riusciti a mettere una (anzi due!) linea internet, e rieccoci!

Per oggi solo un aneddoto veloce: abbiamo approfittato della bella giornata per una pedalata a Phoenix Park, praticamente un parco nazionale inserito nel corpo della città di Dublino (è grande quanto un quarto della città, più o meno... fate voi), che non sta distante dalla nostra (ormai non più) nuova casa.

Arriviamo di fronte alla Papal Cross (una croce alta tipo 50 metri che nemmeno le peggiori chiese di Quarto Oggiaro possono vantare, e che rovina la vista della sterminata distesa d'erba, olè!) e, scena tenera, una bimbetta sui 2/3 anni si rifiuta di seguire il rubicondo nonno sull'erba, impaurita forse dai gabbiani che imperversano.

Ecco allora che Nonno Panzone torna indietro, le scocca un'occhiata e con voce dolce le urla: "HRUMPF, FUCKING KIDS!!!!! COME ON!!!!" (ovviamente leggete come si scrive, siamo in Irlanda).

Un'infanzia rovinata in partenza.

Ciancio alle bande, festeggiamo!